martedì 12 settembre 2017

"Qualcosa stai facendo"

10 Settembre 
Mia sorella pesa 44 chili, più di me, più di me. Me lo ripeto in testa.
Peccato che mia madre abbia detto "i suoi sono muscoli mentre il tuo è tutto lardo"
Peccato che siano giorni che le ripete sia grassa che ha il doppio mento, cerco di sdrammatizzare ma ho paura per lei. Ho paura per i pensieri che potrebbero venirle.
Non voglio si ammali, sarebbe insopportabile, devo essere io quella più magra. 
Per anni è stata mia sorella quella magra, quella che mangiava ogni due ore e rimaneva uno stecchino, quante volte ho desiderato essere come lei, provo un sottile gusto ora a pesare meno di lei. 
Mi sento anche ridicola, so quando la composizione corporea e tutto il resto faccia la differenza.
Ora non vorrei mai il suo fisico, lo trovo troppo grasso ma ammetto anche che il mio fisico ideale sia qualcosa di praticamente irrealizzabile o inesistente. 
O meglio, esiste, ma è la morte o quasi.
Un po' mi vergogno pure a scrivere queste cose...

La decisone di mollare tutto è dolorosa, ho passato il pomeriggio a piangere, dico di sapere dove mi sto andando a cacciare ma non è vero.
La parola d'ordine dietro una cosa del genere è autodistruzione completa, ma non so quando cadrò in basso ancora.
Quanto pesa la felicità?
Quante calorie ha la felicità?
Quanti chilometri devo correre per essere felice?
Tutte risposte destinate a non conoscere risposta ma che non riesco a smettermi di porre.


12 Settembre 
Oggi ho avuto il colloquio con lo psicologo, da quando mi sono seduta avrei voluto parlargli della mia scelta ma non ci sono riuscita per ben 40 minuti, continuavo a raccontare di come stia affrontando gli esami universitari, il rapporto che ha mia madre con mia sorella, il rapporto che ho con mia madre, poi, con molta fatica ci sono riuscita.
La risposta è stata abbastanza sorprendente " già il fatto che tu stia venendo qui significa che tu stai facendo qualcosa, ci sono cose che non dipendono dalla volontà, un po' come quando stai giù d'umore"
Ha però detto di pensarci riguardo alla terapia farmacologica e alla faccenda di dirlo ai miei. E che ne parleremo la prossima settimana.
Continuo ad essere contro la terapia anche perché pa psichiatra mi ha chiaramente detto di voler più avanti aggiungere anche un anti depressivo.
Ammesso accettassi di prendere questo stabilizzatore dell'umore non voglio altri farmaci, che nervoso. 
Sembra lo stereotipo dello psichiatra=quello che sa prescriverti solo farmaci.
Avevo stima di lei, la sta perdendo dopo queste proposte.
La nutrizionista non mi ha ancora mandato il piano, la visita é tra due giorni, penso me lo consegnerà direttamente a mano. 
Spero di non scoppiare a piangere quando vedrò le quantità aumentate.
Oggi, non so come, sono riuscita a non piangere dallo psicologo.
Domani ho un esame all'università sto iniziando ad aprire i libri ora, alle 18.35, non riesco a concentrarmi, il pensiero continua a tornare alle quantità, al cibo, al peso.
Non ne posso più, ma non posso farne a meno.

Non so ancora se mi presenterò all'esame.


venerdì 8 settembre 2017

Worrier

Dici di non sapere sognare ma ti domandi cosa pensino le stelle un attimo prima di esplodere.

Non so se sia mai stata una sognatrice, anche se questo blog si chiama cercasi sogni.
Forse ho proprio bisogno di un sogno, di quella sensazione che si prova risvegliandosi. 
Leggerezza, spensieratezza.
Come sapete, da tre mesi circa sono seguita dall'ospedale e non sto facendo progressi, anzi, il peso è sceso sempre, costantemente ad ogni visita.
La psichiatra mi ha proposto uno stabilizzatore dell'umore e l'internista mi ha vietato di fare attività sportiva.
Proprio ieri ho avuto la visita con tutte e tre, non sono contente per nulla, la psichiatra per il farmaco che non voglio prendere, la nutrizionista per il peso che continua a scendere e e per il fatto che non seguo il piano mentre l'internista mi ha esplicitamente detto che sto sostanzialmente facendo quello che mi pare, che poi é vero.
Così ieri sera ho preso una decisione, mollo tutto, chiederò allo psicologo se è possibile continuare a vedere almeno lui.
Sono troppo legata a questo disturbo alimentare di cui non mi sento malata ma allo stesso tempo lo amo di un amore che va oltre ogni cognizione e causa.
Lui è la mia ancora di salvezza in qualsiasi situazione, è il porto sicuro in cui rifugiarsi quando le cose vanno male, il faro da seguire quando perdo la strada.

Ricordo che una mia amica mi disse "provaci, non hai nulla da perdere, al massimo le cose rimarranno esattamente come prima" ci ho provato, ho fallito, vuol dire che sto bene così, anche se non sto bene così.
Questa mia amica mi disse anche che non mi avrebbe permesso di mollare, ma avanti!  Cosa può fare? Può guardare distruggermi chilo dopo chilo, completamente impotente sotto tutti i punti di vista.
Io non voglio farcela, io non voglio guarire, aveva ragione la nutrizionista quando mi chiedeva " vuoi diventare cronica? Purché questa è la strada giusta!"
Forse è semplicemente destino.
Non sono capace di stare bene.
La parte difficile sarà dirlo loro, penso si opporranno fortemente ma alla fine mi lasceranno fare, quante altre ragazze hanno bisogno di aiuto e lo vogliono davvero?
Forse anch'io ne ho bisogno ma non so accettarlo, non so combattere, il pensiero del cibo, del controllo, dei 38 chili è troppo forte.
Non riuscirò a farmi aiutare finché non avrò toccato il fondo, mi conosco troppo bene.
Ho bisogno di arrivare al limite, forse voglio il ricovero.
Forse sarà quello a farmi scattare qualcosa in testa, anche se non credo possa davvero arrivare un momento in cui si possa dire "voglio guarire" e comunque dovrei ammettere di essere malata. 
Ammetterlo davvero. Ammetterlo a me, ai miei genitori, a mia sorella. Ammetterlo.

Arriverà un momento in cui non resisterò più è farò un enorme cavolata, probabilmente comincerò di nuovo a tagliarmi, la voglia c'è e non è quasi più controllabile, i pensieri troppi.
Vorrei spegnerli, vorrei spegnermi.
La psichiatra è preoccupata per questi miei continui sbalzi d'umore tanto da avermi fissato la prossima visita a solo una settimana di distanza al posto delle solite due/tre settimane.
Per la prossima volta vuole che io abbia iniziato a prendere il farmaco. 
Mi rifiuto ma sembra non capire. 
Sento di starla deludendo, di star deludendo tutti loro lì dentro. 
Faccio promesse su promesse: che seguirò il piano, che mi muoverò di meno, che inizierò a prendere il farmaco e poi faccio esattamente l'opposto.
Sono una bugiarda patentata, peccato che con loro le bugie abbiano le gambe ancora più corte. 
La bilancia non mente, la psichiatra sa leggermi in faccia quando mento o non dico qualcosa, l'internista è talmente glaciale che ti riduce al silenzio solo guardandoti.
Non ha proprio senso continuare a essere seguita da loro, anche se so bene che questo equivale alla distruzione più completa perché neanche troppo sotto so di averne una spasmodica necessità di attenzione, bisogno che qualcuno che mi possa capire mi ascolti senza giudicare.
Non so davvero come andrà a finire questa cosa, penso di non avere neanche il coraggio di spiegare loro quello che penso.
Ma quanto ancora può durare questa cosa? 
Io che vado lì ma che sostanzialmente faccio quello che mi pare?( forse perdo peso un po' meno velocemente e quasi non mi taglio)
La riposta credo sia "non molto"
Si stancheranno presto e mi metteranno davanti ad un bivio, non so se aspettare quel momento o parlare ora.
Un mio amico dice che le parole dell'internista ieri "sostanzialmente fai quello che vuoi" siano state una provocazione.
Io credo fossero invece una semplice e sincera affermazione di un dato di fatto.
Qualsiasi cosa io deciderò di fare mi ridurrà comunque allo stato di un animale braccato, sbaglio in ogni caso.

"Sorry! The lifestyle you ordered is currently out of stock"

La frase che forse riassume meglio la situazione di ora, ma a dire la verità credo che manco ci sia uno stile di vita altro da scegliere.
C'è la malattia, c'è la guarigione non esiste una terza cosa.
Quando dico di essere un'inetta intendo anche questo.

Sopra la testiera del mio letto c'è scritto "warrior or worrier?"

Sono la seconda, senza ombra di dubbio.


lunedì 17 luglio 2017

eau de toilette

Tutto inizia sempre con un odore.
Camera mia ne ha uno tutto suo, il mio odore, quello che  significa "territorio", posto sicuro, quello che spero gli altri sentano, entrandovi.
A. adorava il mio ed io il suo. L'ho incontrata pochi giorni fa, l'ha perso completamente. 
Una parte di me ha gioito, quell' odore appartiene al passato, appartiene a qualcosa che non esiste più. 
Noi non esistiamo più. 
E lo dico senza più alcun rimorso, dispiacere o arrabbiatura.
Ti ho visto, vi ho viste e ho sentito la felicità, la serenità di un equilibrio finalmente raggiunto.
Per più di un anno sei stata quel palloncino che tenevo legato al dito, con una corda che stringeva e mi faceva male.
Un giorno ti ho lasciata andare davvero, il cervello ha registrato finalmente l'evento.
A volte mi chiedo se ancora leggi questo blog, così per curiosità.

C'è poi l'odore che il vento ha quando soffia in primavera, l'odore del mare quando,agitato, si abbatte sugli scogli.
La mia anima invece puzza, puzza di marcio, di acido, di cibo mai digerito o espulso, di cibo non voluto dalla testa ma solo dallo stomaco.
Perfino i sensi di colpa hanno un odore, di lacrime salate e dolore, liquido.
L'anoressia ha l'odore del 
profumo dei brutti ricordi, sa di sangue, di sudore. 
Profuma di treni persi che mai ritorneranno, di pietanze lette solo sul menù, di euforia per i chili persi, di lacrime per quella fame che non riesci mai a controllare come vorresti. 

É un fiore marcio sul cuscino su cui fai brutti sogni.


sabato 15 luglio 2017

"Non fare lacrimuccie"

14/7/17
Oggi qui al mare piove.
Prima il vento, poi le prime nuvole hanno iniziato ad affollare il cielo infine, la pioggia.(E le lacrime)
Colgo l'occasione per aggiornarvi su come stanno andando le cose nell'ultimo periodo.
Sto continuando ad andare in ospedale, con la nutrizionista è scontro aperto, non c'è volta che non pianga, mentre con la psichiatra mi trovo davvero bene, è obbiettiva, schietta ma nonostante questo non mi sento attaccata. All'ultima visita ero aumentata, di più di mezzo chilo ma lo stesso mi è stato detto che non mi sono impegnata abbastanza, così ogni volta. 
Inizio a non farcela più davvero.
La psichiatra è invece stata lapidaria, ha ripetuto la parola anoressia fin troppe volte, è più convita lei di me di questa cosa.
Io non mi sento per niente tale, sono bassa e peso quarantatré chili, il mio Bmi è appena sotto il 18, sono grassa, mi abbuffo, come posso essere anoressica?
Le altre ragazze che sono lì sono delle piccole foglioline che sembra si debbano spezzare da un momento all'altro, sono loro quelle davvero malate...
Sono senza bilancia da più di una settimana e sto letteralmente uscendo di testa, a casa, mi peso di continuo, appena c'è il bagno libero o nessuno al primo piano ecco che scappo in bagno.
Ho passato gli ultimi giorni ad abbuffarmi, oggi ho iniziato a prendere un po' il controllo della situazione, lo stomaco brontola nonostante abbia fatto merenda, voglio un quarantadue sulla bilancia quando torno a casa, ho una settimana ma posso farcela, devo farcela. È qualcosa di essenziale.
Appena torno rivedrò anche lo psicologo, ho un bisogno assurdo di avere un colloquio con lui, non so di cosa parleremo, ma sono sicura che piangerò non appena varcherò la soglia del suo studio, non faccio altro che piangere ultimamente...
Ho anche tanta paura, devo calare assolutamente ma temo che in questo modo io venga scaricata da tutta l'equipe perché non mi sto impegnando abbastanza. 
Se non mi seguissero più sul piano alimentare non mi importerebbe poi molto, l'importante è che possa continuare a parlare con lo psicologo o meglio ancora, con la psichiatra.
Sono andata al consultorio per cercare di affrontare certe cose del mio passato, mica per finire in psichiatria con una diagnosi di anoressia e depressione (come poi invece è successo).
La psichiatra mi ha proposto anche di iniziare una terapia farmacologica con antidepressivi e stabilizzatori dell'umore perché, afferma, di vedermi sempre male.
Ha però aggiunto che quei tipi di farmaci mal funzionano in condizioni di sottopeso. 
(Sarò forse sottopeso ma sono grassa, quindi funzionerebbero benissimo)
Comunque non credo accetterò, ho troppa paura di ingrassare, finirebbe che per cercare di stare un po' meglio finirei per stare molto peggio, il gioco non vale decisamente la candela.
Tra una settimana sarà il mio compleanno, lo festeggerò qui, mi sta già salendo l'ansia e la depressione, sono sempre così triste il giorno del mio compleanno. Mia madre vuole pure farmi una torta...
Compirò vent'anni, questo traguardo mi fa così tanta paura, dentro mi sento ancora così piccola e immatura...
Non vedo l'ora di tornare a casa per constatare i danni e per rivedere i miei amici, qui sono molto sola e faccio fin troppe cavolate.

Sabato 15 luglio 2017
Ore 00:19
Esattamente diciannove minuti fa è iniziata la seconda settimana di mare, devo resistere nonostante al momento vorrei mollare tutto, fare le valigie e tornare a casa, dalle mie sicurezze, dalla bilancia.
Eppure non posso, devo stare qui e fingere di divertirmi, muovermi, bruciare calorie e mantenere per quanto possibile il controllo.
Mi sto dando da fare, fuori e dentro casa ma non sembra essere abbastanza.
Mamma mi ha detto di " vedermi ancora più secca" non era preoccupata, questo mi fa capire come non sono io a vedermi grassa, la sono e basta.

Come stanno passando le vostre vacanze?

Un bacio forte :*





giovedì 22 giugno 2017

W me!

Esattamente un quarto d'ora fa sarebbe iniziato l'esame di diritto pubblico.
Ho deciso di non darlo, non ero arrivata neanche a metà con gli schemi, ma soprattutto in avevo ripetuto nulla.
Sono arrabbiata, la nutrizionista mi ha mandato il piano alimentare e c'è troppa roba.
A pranzo ho addirittura il secondo con il contorno, oltre all'olio >.<
In più devo fare colazione e merenda, cose che oramai da secoli evito.
Rintrodurle adesso proprio no.
Non ho intenzione di seguirlo. Proprio detta con sincerità.
Prima arrivo al mio obbiettivo, poi forse ne possiamo parlare. Forse.
E se ne parliamo, al massimo possiamo discutere di introdurre la merenda ma io secondo con contorno e olio  a pranzo non ho intenzione di mangiarlo cosí come di fare colazione.
Oggi devo andare in ospedale per sentire cosa è uscito dai test, per festeggiare questa giornata che era già partita male, ho di nuovo svuotato la dipensa e passato una buona ora in bagno a cercare di liberarmi di ogni singola caloria ingerita.
Se volete ridere, ieri sera ho pure mangiato la pizza, stamattina quando sono andata a pesarmi ovviamente ero aumentata!
Chi voleva perdere mezzo chilo entro oggi?
Chi non ci è riuscito?
Ovviamente io!
Che bello prendersi per il culo in questo modo!
Non so più chi voglia prendere in giro, vorrei sparire. Sparire.
Tra incazzatura per l'episodio di stamattina, l'esame che non sono riuscita a dare e l'ansia per la visita se potessi romperei qualcosa( o mi ripetei io)
Ho così tanta voglia di farmi del male...

Scusate il post noioso, senza senso e molto scurrile. 
Sono arrabbiata e non poco.
Mi farò sentire presto per raccontarvi la fine di questa magnifica giornata 

Un bacino :*

martedì 20 giugno 2017

This wounds won't seem to heal

Il 22 giugno ho l'esame di diritto pubblico, il più tosto, forse, di quest'anno.
Non sto studiando per nulla in questi giorni, o meglio, leggo soltanto senza ripetere, inutile semplicemente.
Ieri sono stata un'ora in biblioteca insieme a due amiche, ho combinato qualcosina, ma troppo poco.
Mancano 12 capitoli, sono tutti da imparare a memoria, cosa infattibile in soli due giorni.

Stamattina ho passato il tempo tra la cucina e il bagno.
Dire che mi sento distrutta e senza alcuna speranza è un eufemismo, mi sento completamente morta con un mal di gola e un mal di pancia atroce. Non so neppure con quale forza al momento stia scrivendo questo post.
Odio mostrarmi debole, voi lo sapete bene, e metterlo nero su bianco mi fa stare male. 
Ma devo. 
Ho bisogno di dirlo a qualcuno e raccontarlo a questa pagina bianca è la soluzione migliore.
Ovviamente salterò il pranzo, al momento sto solo aspettando che il telefono si carichi a sufficienza per andarmi a lavare e scappare in biblioteca.
Ho bisogno di caos intorno, non voglio pensare, sentire nessuno dei miei pensieri.
Voglio pace.

Ieri ho fatto colazione al bar dopo gli esami del sangue, non so cosa mi sia passato per la mente in quel momento, sono stata così ingorda che mi sarei solo dovuta vergognare... come se non bastasse ho avuto anche il coraggio di pranzare, fare merenda e cenare e il risultato stamattina si è visto eccome.
Devo perdere mezzo chilo in questi due giorni, cascasse il mondo io devo.

Dovrei trovare il coraggio di ammettere il casino di stamattina il 22 quando vado alla visita, ma non credo avrò la forza, la nutrizionista mi odia, sa solo urlarmi dietro che è "troppo poco"
IO davvero non ce la faccio più, ho sbagliato tutto, ho sbagliato ad iniziare questo percorso, ho bisogno di aiuto, sì, ma non in questo modo.
Non so più che fare.
Come se non bastasse a tutto questo casino si è aggiunto il medico di famiglia al quale, dopo ogni visita psichiatrica, devo portare una lettera con la quale viene informato in breve su ciò che è uscito durante i colloqui.
Ieri ha insistito più di cinque minuti riguardo al fatto che dovrei coinvolgere i miei in questo percorso, io non è che non voglia, è che non posso. Non posso.
Negherebbero tutto come è già successo in passato, non capirebbero, non capiscono. 
Per loro finchè mangi vuol dire che va tutto bene, ma non è così. 
Non.è.così.
Mai.
Quanta sofferenza è nascosta sotto la superficie?, quante bugie ci sono dietro un "sto bene", "mangio con le altre"?
Quante lacrime ci sono sulla federa del cuscino?
Ci sono lamette e temperini in ogni cassetto che aspettano solo venga abbastanza freddo per uscire fuori. Se solo potessi mi taglierei ora, farei uscire un po' di quel dolore che mi paralizza e non mi fa respirare.
Vorrei così tanto piangere ora, ma non ci riesco.
E' come mettere in moto la macchina, inserire la marcia e partire con il freno a mano tirato:
Si cammina, a fatica.

domenica 18 giugno 2017

Autogestione

Spesso ho pensato che avrei fatto l'università a Bologna. Ho immaginato la casa nella quale sarei andata ad abitare, piccola e non troppo illuminata, ma pur sempre accogliente. Ho immaginato giornate intere di autogestione alimentare, un frigo pieno soltanto di insalata e verdure. E una poltrona, in mezzo alla sala, abbastanza grande da riuscire ad accovacciarmi sopra.
Ho immaginato di camminare per le vie del centro, infreddolita, mentre con gli occhi guardavo distrattamente vetrine e passanti.
Ho immaginato di essere libera e controllata. 
Penso a Bologna come la città della rinascita.
Stamattina mente studiavo guardavo su internet consigli per andare a vivere a Venezia, immaginavo di passeggiare per le calli, ponti, prendere il battello o affrettarmi verso casa perché c'è il rischio che venga l'acqua alta e sia sprovvista di stivali.
Eppure a Venezia troverei la mia morte, così come a Bologna, ma a Venezia sicuramente durerei molto di meno.
Il mio problema é che ho il costante bisogno di essere salvata, da qualsiasi cosa, da qualsiasi situazione.
Ho costantemente bisogno che gli altri vedano che stia male e mi diano una mano.
Ho fame d'amore, di attenzioni, di sguardi interessati.
E lo so che se voglio salvarmi devo farlo da sola, che nella vita mi devo scantare perché nessuno mi regalerà mai nulla.
Eppure io non voglio salvarmi, dovrei abbandonare la sofferenza, la coperta che seppur pesante mi ha sempre tenuto al sicuro.
Ho paura del mondo lì fuori.

Sono piccola e indifesa, sanguino ed è pieno di squali.


giovedì 15 giugno 2017

" metto a dieta la mia autostima"

Dall'ultima volta che ho scritto qui le cose sono cambiate e pure parecchio.
Mi hanno sbattuto in faccia il fatto che davvero potrei avere un disturbo alimentare, hanno davvero nominato la parola anoressia nervosa. Nulla è ancora certo al momento, ma su tutti i fogli che mi hanno consegnato compare la dicitura inquadramento diagnostico: anoressia nervosa.
Mi hanno pure fatto fare l'esenzione e pure lì compare la stessa dicitura come motivo della richiesta.
Io davvero non so cosa pensare al momento, sono troppo grassa per avere un dca; le ragazze che vedo lì ogni volta che vado loro si che lo hanno.
E' tutto così grande, troppo grande per me, e soprattutto pesante.
Oggi la nutrizionista mi ha pesato, sono calata, ero al settimo cielo; mi ha fatto un cazziatone esemplare tanto da farmi scoppiare a piangere, mi manderà via mail un piano da seguire ( che ovviamente non seguirò perchè non ho nessuna intenzione di ingrassare) dato che leggendo oggi il diario alimentare che le avevo portato ha pensato fosse troppo poco; cosa assolutamente non vera, ho mangiato davvero troppo nelle ultime due settimane.
Il 22 mi hanno fissato un appuntamento insieme a tutta l'equipe per parlare dei risultati che sono usciti dai tre milioni di test che ho fatto in queste due ultime settimane.
(Devo aver perso, minimo, minimo, mezzo chilo per quel giorno)
Continuo ad avere paura sia definita semplicemente una bambina viziata con manie di protagonismo e rimandata a casa.
Ho bisogno che qualcuno mi ascolti.
Odio con tutto il cuore chiedere aiuto, mostrarmi debole, fragile, non voglio uscire da questa situazione, Dio solo sa quanto io abbia bisogno di darmi una regolata in tutti i sensi ma soprattutto di dimagrire, eppure voglio poter dare un nome a tutto questo. Ne ho un bisogno viscerale.
La storia è sempre quella: per risalire bisogna toccare il fondo, cosa alla quale io non mi sono manco avvicinata per scherzo.
Odio la nutrizionista che non fa alto che dire "troppo poco", odio lo psicologo che mi ha mentito, dicendomi che non era sua intenzione strapparmi dalle mie sicurezze quando è il primo che vuole farlo!
Oggi ho passato un buono quarto d'ora a protestare perchè la nutrizionista diceva che ero in sottopeso, cosa che è anche mia sorella e nessuno le dice nulla, ed io a ripetere che non è assolutamente così. Sono grassa, enorme, una balena, come posso essere in sottopeso?
Che poi, "protestato", ho espresso debolmente la mia opinione e poi improvvisamente mi sono zittita perchè mi veniva da piangere, la tipa si accorta della cosa, e si è ammorbidita per un microsecondo, porgendomi un fazzoletto.
L'unica carina (ok diciamolo chiaramente, l'adoro)lì dentro è la psichiatra, l'unica a capirci davvero qualcosa, a non fare domande inappropriate, o meglio, a sapermi come prendermi, a chiedermi sempre se può affermare una determinata cosa, se può prendere nota che tra la mia e la sua opinione c'è una discrepanza.
Per quanto riguarda i miei genitori, continuo a mantenerli all'oscuro, ancora non so per quanto sarà possibile perchè sto raccontando una quantità di bugie da fare invidia al miglior bugiardo, comunque spero per ancora molto molto tempo.
Dei miei amici invece lo sanno veramente soltanto in due, uno solo forse davvero capisce.
Non mi pento di averlo detto loro, sono persone fidate e che mi stanno supportando veramente tantissimo.
Il resto della vita va piuttosto male, all'uni sono parecchio indietro con gli esami, tanto che li sto dando tutti ora.
Ieri ho dato solo uno dei due che avrei dovuto, che fortunatamente ho passato con un risultato che però non mi ha soddisfatto per nulla.
Che senso ha fare le cose se non soddisfano? Che senso ha la fatica e i giorni interi passati a studiare se poi non si ottiene abbastanza?
MAI ABBASTANZA è il ritornello fisso della mia vita.
Domani ho pure l'esame della patente e mi sto cagando sotto, oggi ho guidato troppo bene e domani sbaglierò sicuramente qualche parcheggio e quindi non sarò ammessa alla parte della guida in strada, o se lo fossi, sicuramente mancherò qualche precedenza in rotonda o non farò passare qualche pedone e finirò bocciata.
Ho davvero un sacco paura, mia sorella addirittura se n'è accorta e mi ha incoraggiato, cose da non credere.
Poi è ovvio che la voglia prendere stesso domani, avere un po' più di indipendenza ancora.
Sempre domani avrò la cena di squadra con tanto di festa in piscina, non sono così sicura di volermi mettere in costume, anzi, sono proprio sicura di non volerlo assolutamente fare.
Magari le raggiungerò solo per cena, una grigliata, io sono vegetariana e non ho assolutamente intenzione di portarmi qualcosa, già sarà tutto condito in maniera sconosciuta...

Mi scuso per il post privo di senso in cui sostanzialmente mi limito ad elencare quello che sta succedendo, spero mi sia servito un po' a schiarirmi le idee e a far sbollire la rabbia nei confronti di nutrizionista e psicologo.
Nei prossimi giorni, o direttamente il 22 vi aggiornerò su tutto quanto.
Ho una brutta impressione ma non portiamoci troppa sfortuna.

Vi abbraccio
-Fra

mercoledì 24 maggio 2017

Il passo? Chi ha detto di volerlo fare?

Forse qualcuno di voi si sentirà tradito dopo aver finito di leggere questo post, io stessa mi sento un po' tradita.
Il motivo è semplice: l'ho fatto. Mi sono rivolta ad un centro per disturbi alimentari.
Non mi era mai capitato di piangere tanto davanti a perfetti sconosciuti, durante il colloquio  ho impiegato più di venti minuti ad arrivare al punto.
Prima, ho parlato solo di bullismo.
Sono scoppiata a piangere non appena mi è stato chiesto di spiegare perché fossi andata lì, ho continuato durante tutta l'ora di colloquio che abbiamo avuto.
Alla fine dell'ora mi trovavo con 
un appuntamento per la settimana dopo(22 Maggio)per alcuni test di cui non ho capito il nome
uno per quella dopo ancora( 1 Giugno) in ospedale.

Paradossalmente ho paura che mi dicano che non ho un dca, che sono solo una ragazzina viziata che si diverte a manipolare gli altri.
Ho fatto un incubo proprio su questo presunto finale qualche notte fa.
Se da un lato sono dilaniata dal dolore, dall'altra parte sto perdendo peso, mi sto controllando, stanno tornando sensazioni che credevo di avere dimenticato e che mi fanno sentire potentissima e, guarda un po' il caso, sto migliorando con la patente e inizio a mettermi in riga con lo studio.
Inizio a stare così bene che la possibilità che mi venga strappato via tutto solo perché sono stata così debole da rivolgermi ad un centro, mi fa andare fuori di testa. 
Eppure ho bisogno di dare un nome preciso a questo dolore.
Eppure non lo voglio questo dolore ma non voglio guarire se mai fosse confermato quello che finora è stato solo ipotizzato.
Cosa sarei io?  Cosa rimarrebbe sotto?
Probabilmente solo una massa di insicurezze e paure accompagnate da un brutto carattere.
Una perdente su tutti i fronti.
È tutto così confuso, incasinato.
Forse sono pazza soltanto.

Ieri mia madre( all'oscuro di tutto quello che sto facendo) mi guarda e afferma di vedermi dimagrita, mi chiede se voglio morire. Ovviamente l'ho mandata a quel paese, si stava avvicinando troppo, mi fermerebbe non voglio.
Neanche dieci minuti dopo é tornata all'attacco pregandomi quasi di rivolgermi allo stesso centro in cui è stata ricoverata mia cugina, a Modena. Continuavo a dire di no, così mi ha minacciato di pesarmi, non può controllarmi, ho detto di no anche a questo.
Mi ha detto di pensarci su, oggi credo abbia chiamato qualcuno per cercare appoggio o semplicemente informazioni.

Molti di voi si chiederanno perché la sto tenendo all'oscuro. Domanda più che lecita.
Bhe per farla breve (scrissi un post tempo fa per chi fosse curioso) un anno e mezzo fa circa mi rivolsi al consultorio della mia città per lo stesso motivo, dal momento che ero ancora minorenne, l'allora psicologa chiese di parlare con i miei genitori( venne sono mia madre) che quando sentì "presunto dca", " presunto disturbo della sfera emotiva" accompagnati dalla parola psichiatra e ospedale, negó tutto dicendo che se ne sarebbe accorta se mai qualche cosa non fosse andata, insomma lei mi controllava.
Peccato che allora pesassi circa 41 chili, ora ne peso molti di più ed é allarmata.
Non capisco davvero.

Non ho intenzione di dire nulla nè a lei, nè a papà, unico problema all'orizzonte al momento è che sarà inviata una lettera al mio medico curante per informarlo del percorso intrapreso e dei risultati dei test, medico che è abbastanza amico di mio padre e che ho paura spifferi tutto la prossima volta che si incontreranno.
Devo assolutamente parlare con il mio medico, non può infrangere il segreto professionale in questo modo, ho vent'anni ormai, determinate scelte sono solo le mie, ai miei genitori non deve interessare.

Parlo per via ipotetica, se mai si dovesse scoprire che ho un dca e i miei lo venissero a sapere,per prima cosa succederebbe un casino, molto probabilmente mia madre si dispererebbe e mi controllerebbe ancora di più di quanto non faccia rendendo la cosa insostenibile. 
Poi dovrei ammettere che aveva ragione ed è una cosa che non posso fare assolutamente non tanto per orgoglio ma per la totale mancanza di tatto due anni fa ( l'episodio che raccontavo prima) che continuo a non perdonarle quando la voglia di fare qualcosa per davvero c'era, mica come ora dove è tutto confuso.

Nella mia testa è tutto perfettamente chiaro, se devo risalire, se proprio devo, prima ho bisogno di raschiare il fondo, di edificare la mia casa lì.

Lo psicologo l'ultima volta ha detto che non è tra i suoi obbiettivi strapparmi via queste strategie di compensazione( non ha usato queste parole ma il concetto é lo stesso) ma parlare per capire, che devo essere io a fare il passo.
Per andare avanti con le visite devo pagare di tasca mia, cosa che posso permettermi solo se ottengo l'esenzione. Esenzione che mi sarà data solo se inizio un percorso. Per iniziare un percorso devo fare il passo che non sono sicura di voler fare.
Senza mezzi termini è proprio una merda.

Non ho mai creduto al detto " si chiude la porta, si apre un portone".
Non ho mai gradito le cose incerte, non posso lasciare le mie sicurezze ora, non adesso che finalmente stanno tornando  aiutandomi a mettere ordine fuori e dentro di me.
Non posso davvero non posso.

Intanto il 1 giugno sembra così lontano,  nel frattempo vivo sempre di più nella paranoia che il mio medico spifferi tutto e che quando andrò in ospedale  e si parlerà di quanto emerso mi  diano della bambina viziata.
Forse ho davvero un dca, non so se l'ho voluto mai ma sicuramente ho bisogno di sentirmelo dire.
Dare un nome, un'etichetta di quelle che tanto odio e amo.


Questo dolore ha forse un nome, forse.


lunedì 1 maggio 2017

Sottile

Tira parecchio vento fuori, a volte spero riesca ad entrarmi dentro, non ho più paura di perdere nulla. Niente è tutto ciò che è rimasto.
Oggi è il 1 Maggio ma è tanto se il barometro segna dodici gradi, sono felice così. 
Non c'è alcun odore di primavera nell'aria, pochi uccellini che cantano, piove.
Non so perché le brutte cose siano sempre iniziare di primavera, è certo che mi sia ammalata molto prima di quella domenica di inizio primavera in cui mamma cucinò le tagliatelle, ma quella domenica inconsciamente per la prima volta fui messa davanti alla parola anoressia. Lei sfondò la porta e si accomodò sopra al cuore, congelandolo piano piano.
È un processo indolore all'inizio, poi subentra la paura, il freddo e la solitudine poi finisci per sentirti forte e al quel punto, sei fottuto.
È il momento esatto in cui credi di star rischiando troppo quello in cui sei già caduto.
All'inizio ero così ingenua, leggevo blog su blog su disturbi alimentari e mi sentivo capita, eppure negavo. 
Io e anoressia? Io malata?
Non poteva essere.
Non so in verità quando io mi sia realmente accorta di avere un problema, forse l'ho sempre inconsciamente saputo, forse l'ho capito quando ho iniziato ad abbuffarmi, quando Lei gridava forte, punendomi,perché l'avevo tradita.

Oggi il cibo mi fa paura come non mai, una pera diventa una montagna da scalare e un piatto di pasta qualcosa da bandire.
Sono in piena ricaduta, ho deciso di provare a chiedere aiuto con la solida convinzione di non essere ascoltata se non torno a 42 chili.
Ho troppo poco tempo e troppo sporco cibo a tentarmi.
Ho tanta voglia di tagliarmi ultimamente.
Mi spaventa tutto: il non sapere come andranno i prossimi esami, se li passerò( perché devo passarli), il non sapere se prenderò mai la patente, il non sapere se riuscirò mai a tornare ad un peso decente, il non sapere cosa farò quest'estate.
Tante, troppe cose senza una risposta.

Chiedo aiuto ma ho paura di non essere creduta perché troppo grassa, chiedo aiuto ma non so se voglio guarire.


domenica 2 aprile 2017

Inferno: canto secondo

A volte mi chiedo se ho paura di morire.
A volte proprio non m'importa, alcune volte mi rispondo che sì, un po' mi fa paura.
È un periodo sconclusionato questo: non studio e continuo ad abbuffarmi.
Pasqua si avvicina e con questa la paura di prendere altri chili.
Sono arrivata a 47 e mi faccio molto schifo ma non riesco a smettere di mangiare.
Questo è il momento in cui più in assoluto avrei bisogno di avere controllo, per riuscire a studiare come si deve, per recuperare amicizie che piano piano stanno scivolando via, per essere semplicemente una persona migliore.
Ho pensato di andare dallo psicologo ma le esperienze passate mi allontanano da questa idea, temo l'ennesima delusione quando l'unica cosa di cui ho bisogno al momento è di essere salvata, braccata a peso morto e salvata.
Devo cadere così in basso da non avere quasi più le forze per tornare su, ma sto continuando a rimandare quel momento. Non ne conosco il motivo.
Sono stanca della vita, e si, lo dico perché sono depressa, ma la cosa non cambia, la vita mi fa schifo.
Ho voglia di chiudermi in un posto sicuro finché la tempesta non sarà passata, solo allora potrò uscire fuori.

martedì 7 marzo 2017

Inferno: canto primo

Non volersi male con tre chili in più è difficile. Non abbuffarsi per la logica del " tanto oramai" ancora di più.
Non ce la faccio a non odiarmi.
Mi odio e tanto.
Ingombrante, di troppo. Ecco come mi sento.
Devo preparare quattro esami e continuo a rimandare, è la situazione che si presenta  da  anni a questa parte appena si avvicina la primavera.
Sempre uguale.
Immobile.
Cambia il peso e Dio solo sa quanto non sia sostenibile questa situazione.
Mi sveglio ogni mattina con l'intenzione di partire bene, di mangiare poco.
Fallisco.
Precipito ancora più in basso.
Che fondo voglio toccare prima di darmi una regolata?
Sono così in ansia per tutto, senza riuscire ad agire.
Devo fare troppo, devo riuscire in troppe cose.
Sono arrabbiata, di una furia cieca.
Come mi sono permessa di ridurmi così?
Voglio controllo, ordine, simmetria e invece mi trovo davanti soltanto numeri troppo alti e spiacevoli sensazioni di essere troppo.
Vorrei essere nulla, eterea, magari sparire.
Non ce la faccio davvero più.
La testa sembra un girone infernale, è piena di urla, di dolore, di disperazione.
Vorrei riuscire a piangere ma non ci riesco.
Mi sono bloccata, un'altra volta.

giovedì 26 gennaio 2017

"Winter means new scars"

Inverno significa nuove cicatrici.
Ho atteso tutta l'estate contenta del fatto che presto sarebbe arrivato l'inverno, che presto sarei tornata a potermi fare del male.
Ho iniziato calcio, non ho potuto fare più nulla.
Voglio mollare calcio, voglio tornare a farmi del male seriamente senza limitarmi a qualche bruciatura da sigaretta che fumo ormai controvoglia.
Ho bisogno di sentire la pelle bruciare, di vedere il sangue scorrere ancora, svuotarmi, fare  uscire i demoni che chissà dove si sono nascosti.
Il dolore mentale è insopportabile senza dolore fisico.
Un dolore che fa piacere, un dolore che aspetto di provare da troppo tempo.
Ho bisogno di sentirmi viva per poter fare qualcosa.
Sono stanca di sentirmi soltanto ingombrante senza riuscire a fare nulla di concreto.
Ne ho bisogno.
Fin troppo, anche se significa dover iniziare a raccontare bugie di nuovo.
Se devo sopravvivere voglio farlo alle mie condizioni, con le mie regole.
Se questo significa dover tornare dallo psicologo per me va bene, io DEVO comunque andarci.
Sono una persona fragile, fin troppo.
Non mi so difendere e mai so se veramente sarò capace di farlo.
Pensavo di aver trovato un equilibrio invece oggi, tutto, di nuovo, è franato.
Sono stanca, stanca di stare male, di non accettare la vita.
Vivere significa soffrire, e mi sta bene, ma non così tanto.
Stasera riceverò una chiamata importante, potrebbero prendermi all'interno di un progetto al quale aspiro di poter    prendere parte da un paio d'anni.
Ho ansia per i risultati dell'esame che dovrebbero uscire tra oggi e domani.
Ho ansia per questa chiamata.
Ho ansia per i due esami che devo dare a breve e per quello della patente che è ancora più vicino.
Oggi non sto bene neppure fisicamente.
Ci mancava la ciliegina sulla torta.
Sono stanca.
Voglio farmi malissimo.

lunedì 23 gennaio 2017

Negli occhi tuoi, piove

Sono occhi stropicciati e stanchi
Cappucci tirati su in cui nascondersi
Tea bollente bevuto lentamente
Pensieri, ansie e paure che si mescolano insieme
Ginocchia sbucciate e muretti troppo alti per essere scavalcati
Luce, tenue, del sole che sta per sorgere
Albeggia ma gli occhi rimangono chiusi a metà.
Piove dentro
Consapevolezza
Di quello che sta per succedere, di ciò che ti aspetta
Giornate che partono già troppo stanche per farti avere la voglia di viverle
Sopravvivi trascinandoti lentamente
Nuoti nel fango
Tirata sempre più in basso
Cerchi di farti del bene
Fallisci
Ti arrabbi e ci provi ancora
All'aria anche tutto stavolta
Abbracci il male
Finalmente respiri.