giovedì 21 gennaio 2016

Inetta

Ho un cuore di carta e un corpo di pietra.
Sopravvivo contando le linee bianche sul cemento calpestate dalle ruote dell'autobus, calpestate dai mie occhi.
Vivo in un acquario, sporco, torbido e pieno di pesci che mi riempiono la testa di inutili nozioni, mi bacchettano per il mio modo di essere.
I giorni si susseguono e le preoccupazioni aumentano insieme con i problemi.
Mi sento sempre più ingombrante, più larga, perché respiro?!
Mi hanno rinchiuso in un gong e si sono messi a percuoterlo senza pietà.
Ho un'insana voglia di rompere tutto, di rompere questo silenzio, di rompermi per non sentire più dolore.
Nascondermi da qualche parte e sanguinare fino ad annullarmi.
Freddo silenzio.
Iniettatemi vita direttamente in vena, felicità, assenza di problemi.
Sparate, torturate il carnefice che sta seduto sulla mia spalla e che mi sussurra oscenità all'orecchio. Io non ne sono capace, io credo di esserne follemente innamorata.
Ma io non me ne posso liberare! e non posso permettervi di fargli del male!
Uccidete, prendete me!
Tramortitemi con un colpo ben assestato.
Sono un inetta.




Scusate le sfogo, prometto che risponderò al più presto ai vostri commenti dei quali non so mai come ringraziarvi.

mercoledì 13 gennaio 2016

trance de vie


Prendiamo il tea in una elegante pasticceria del centro.
Il tuo é  nero.
Ci metti latte, limone e zucchero.
Il mio invece é aromatizzato con vaniglia e caramello.
Mentre aspettiamo che le bustine trasformino semplici particelle di idrogeno e ossigeno in tea, chiacchieriamo.
Parliamo, mi racconti di V.
Penso che di una così potrei innamorarmi follemente.
Sono infinitamente attratta da creature così fragili.
Il tea nella tazza mi fissa, rimandando un immagine del mio viso.
Sento che la tempesta sta per arrivare, bevo un sorso di tea, sa della sigaretta che ho appena finito di fumare, mi viene da piangere ma non ne so il motivo.
Mi proponi di andare a prendere un po' d'aria, cerchi di distrarmi dal pensiero della cena.
Quante volte mi avrai detto che devo smettermi di fare paranoie?
Che il riso non mi mangerà?
Non riesco a pensare a nient'altro.
Camminiamo verso la fermata, parliamo ma la mia testa é altrove.
Arriva ora di cena, mangio il riso, faccio il bis, poi mangio altre verdure.
Sparecchio la tavola, carico la lavastoviglie quasi sbattendo i piatti, le forchette  "scusa mi sono scappate" poi mi precipito in bagno, é tutto troppo facile.
La mia testa scoppia, gli occhi bruciano, lacrimano per lo sforzo, ma il mio stomaco é  finalmente vuoto.
Odio perdere il controllo in questo modo.
Mi chiudo in camera. A chiave.
Apro il mobiletto, e a quel punto capisco che non posso farmi del male.
Richiudo la scatola e mi metto a letto.
Mi sento una schifezza, e domani quel numero sarà ancora lo stesso.
Non voglio pensarci ma risulta impossibile.
Ma devo ripartire, due ore di ginnastica domattina, mi ucciderò per smaltire tutto quanto.
Poi latino\italiano in ogni caso mi aspetta un'interrogazione, ma come posso studiare?
Mi sembra di essere tornata allo scorso anno, l'ho quasi perso.
Ma quest'anno no, non posso.
Ma allo stesso tempo non riesco a controllarmi.
Mi sento così tremendamente male, sono stanca di mentire, senza una bussola, così sola, urlo ma non esce suono.
La notte mi sveglio piangendo, nel petto scoppia un dolore che non so come descrivere. Mi manca l'aria e non riesco a fare a meno di piangere e odiarmi per essere così dannatamente imperfetta e con dei limiti così grandi.
Sono in ansia per una sensazione che non so come definire.
E nessuno, nessuno può capire tutto questo.
La gente sottovalutata tutto, oppure ti da dell'esagerata, non ti crede ma ha ragione.
Come puoi tu stare male se sei così grassa?
E questo non fa altro che portarti sempre più giù, affondando in un abisso nero che non credevi potesse essere ancora più profondo di quello che avevi conosciuto.
É nuotare nel petrolio.
Senza aria, senza luce, da sola.