giovedì 15 dicembre 2016

P.s: I love you

Ti si può solo voler bene.
(Amarti)
Sei andata oltre qualsiasi brutta parola che ti abbia rivolto e della quale mi pento.
Sei rimasta quando ti ho detto di non volere guarire, mi hai risposto che in qualsiasi caso tu  resti, che se dovessi cambiare idea possiamo combattere insieme.
Ma lo hai fatto senza quel tono di impotenza che tutti hanno quando si tratta di queste cose, mi hai detto non solo a parole " io ci sono"

Ho pensato " questa è vita" dopo non so quanto tempo.
Mangio, esco forse un po' vivo.
Corro fino a sentirmi svenire, faccio docce fredde, bevo esageratamente  e ho ripreso a vomitare ma stranamente mi sento bene.
Non mi scollo dai 44 nonostante tutto e si, la cosa mi fa andare su tutte le furie ma importa di meno.
Forse perché ho finalmente qualcuno su cui contare.
Ed è bellissimo.

sabato 19 novembre 2016

Incurante

Le ho parlato di uno dei miei peggiori periodi, sa tutto, o quasi.
Non se n'è andata, é rimasta, in silenzio ad ascoltarmi, a cullarmi tra le sue braccia.
Lei, se ne frega completamente di ogni convenzione sociale, mi bacia alle 20 di un giovedì sera dopo avermi portato al cinema.
Quel bacio che ho voluto anche io, che ho pregato di avere per tre ore, senza avere la forza di domandarlo.
Nessuno mi ha mai baciata così.
Dopo tre ore e l'ennesimo, mio, "potresti collaborare anche tu" detto con vergogna, pigolando quasi, ti giri all'improvviso, vedo la scena come al rallentatore e in un secondo le tue labbra sono sulle mie.
Ti abbraccio, mi abbracci e ci baciamo ancora, ma no, non stiamo insieme.
Dici che" baciarti mi, ci, fa stare bene perché dovremmo smettere?"
Ma io non riesco a fregarmene come fai tu di ogni convenzione sociale, per me un bacio significa che ci piacciamo, che vogliamo stare insieme, eppure con te io non ci voglio stare ma voglio continuare a baciarti, ti prego, baciami ancora.
Mi mandi fuori di testa, mi mandi sulla luna a cercare di recuperare anche il mio di senno, chissà quando l'ho perduto.
Passiamo il venerdì a discutere di quella sera, quasi ci allontaniamo, la colpa é mia, continuo a pensare che sia sbagliato baciare una ragazza.
Mi dici che se un bacio mi deve fare sentire così, se mi deve riempire di paranoie dovremmo smettere, ma io non posso.
Ti sto forse usando? É l'ultima delle mie intenzioni.
Ho paura di innamorarmi di te, di fare diventare questa una cosa seria.
Tu non vuoi relazioni in generale, non ne vuoi una con me, io voglio una relazione ma non con te.
Continueremo a baciarci?
La testa intanto non si ferma, continua a ripropormi quel momento in loop e sono solo silenzi.
Brividi.

sabato 29 ottobre 2016

Meritarsi

45,6 sulla bilancia.
Non sono andata giù di testa, no

Ma cosa credevate fossi?
Una di quelle che si preoccupa se mette su un chilo senza sapere il motivo?
Una di quelle che si preoccupa se supera le 950 calorie al giorno?
Una di quelle che se si sente troppo in colpa esce di casa e si fa i chilometri cercando di bruciare quello che ha ingurgitato?
Una di quelle che si abbuffa e poi si distrugge cercando di restituire ogni singola briciola?
Una di quelle che ama la sensazione di avere il controllo?
Una di quelle che pur sapendo benissimo di avere un DCA lo nega nel modo più assoluto?
Una di quelle che dice di voler guarire ma lo fa solo perché quel giorni é lontano e sa che non verrà mai?

Bene, questa sono io.
E sí, sono andata giù di testa.

Sto prendendo in considerazione di smettere calcio, ho paura di ingrassare ancora.
É da quando ho smesso atletica che sono dimagrita.
É perché ho perso massa, questo lo so, ma non é possibile che in due settimane io la abbia già ripresa tutta.
Voglio dimagrire.
Voglio sentire la sicurezza e il controllo che solo un peso basso possono darmi.
Voglio sentirmi onnipotente, capace di resistere agli stimoli, alla fame.
E se questo significa il dover dire " no" alla vita, ci sto.
Una volta che fai un patto con il diavolo è per sempre.
Ed io ne ho già fatto uno, tanto tempo fa.
Non ho altro modo, non posso tagliarmi perché a fare allenamento si vedrebbe, però posso dimagrire.
É una mia scelta e non posso lasciarmi fermare da belle parole o da pietanze invitanti.
Vincerò io stavolta, non i miei bisogni.
Stasera ho una pizzata a casa di un'amica dell'università, non posso dire di no, sarebbe troppo tardi, ma posso magiare solo verdure a pranzo.

Non ho passato un esame all'università, sono ingrassata, perché dovrei meritarmi di mangiare?

lunedì 24 ottobre 2016

Andrea

Più passo del tempo con lui, più mi accorgo di essere come divisa in due.
C'é Francesca e poi c'è Andrea.
Francesca é quella timidina, insicura e fragile, che non esprime mai la sua opinione.
Andrea invece é tutti i desideri nascosti e perversi, quello che non dico, il " me" combattente che lotta per quello in cui crede e odia le ingiustizie, quello che ama letteralmente il reparto maschile e, a volte, desirerebbe esserlo, un maschio.
Credo ci sia una profonda differenza tra essere uomo e essere un maschio.
Io sono una donna e mi sento un maschio, forse per delle stupide etichette che la società attribuisce e che detta cosa sia da maschio e ciò che invece sia da femmina.
La cosa che mi sconvolge e che se domani mi svegliassi e fossi Andrea sarei contenta, allo stesso tempo questo lato, Andrea,  mi lascia indifferente pur ritenendolo indispensabile.
Ho un amico che spesso scherza affermando " e un giorno Francesca diventò Andrea" e devo ammetterlo, spesso ci penso a questa eventualità.
Non nel senso di avere un pene o la barba e/o avere tutte quelle caratteristiche morfologiche che contraddistinguono un uomo da una donna, bensì essere riconosciuta come Andrea( al maschile) e non avere il seno.
Non so come spiegarlo, vorrei essere un piccolo maschietto pur continuando a considerarmi lesbica.
Parlo spesso di me al maschile, vorrei potermi mettere i boxer e vestirmi da uomo più di quando già non faccia, insomma, sono confusa.


Sul lato alimentate é uno sfracello completo.
Sono giorni all'insegna di abbuffate e vomito. Arrivo a farmi fuori un'intera confezione di pane in cassetta, un pacco di biscotti e tutte le merendine che riesco a farmi entrare nello stomaco solo a colazione e ,nonostante vomiti ingrasso lo stesso.
Non ce la faccio più a vedermi così.
Ho mandato a puttane la preparazione di un esame perché impegnata a divorare la dispensa.
VOGLIO EQUILIBRIO
Non ne posso davvero più a dividermi tra digiuni, fatti di sigarette e caffè,  e abbuffate, in cui mangio anche surgelati, ma non so neppure che significhi mangiare normalmente.
Vorrei riuscire a parlare con qualcuno senza essere giudicata o etichettata come l'esagerata di turno.
Non sono abbastanza meritevole di ricevere aiuto o lo avrei già ottenuto, o no?

sabato 1 ottobre 2016

Set off the lights

Sono passati mesi dall'ultima volta che ho scritto sul blog.
Ho fatto la maturità prendendo un voto che ho fatto solo finta mi soddisfasse davvero.
Ho salutato la ragazza che ho ospitato per un anno, una terza sorella che mi ha insegnato molto.
Sono andata al mare ad Agosto come mai era successo prima e poi in montagna, in Trentino, al freddo.
Non ho passato il test dell'università a Bologna.
Ho iniziato l'università dove vivo, studio servizio sociale e mi piace.
Mia madre dice sia diventata più spiritosa da quando frequento l'università, la verità è lei che ha iniziato ad ascoltarmi di più.
Dallo psicologo non sono più andata, i motivi sono tanti, primo fra tutti la paura di non essere abbastanza,non abbastanza bisognosa di aiuto.
Ho fatto una cena a inizio settembre, invitando tutti i miei ex compagni di classe, é stato bello, mi sono sentita apprezzata anche per cose stupide o frivole come il fatto che mi abbiano regalato una camicia e dei saponi da lush, cose che adoro.
Ho pensato " mi conoscono"
Sono stata bene, non felice ma non pretendo una cosa così grande.
Poco prima di ferragosto sono stata a Mirabilandia, il parco in se mi ha fatto morire di paura, ma la compagnia é stata ottima se togliamo il cibo e gli attacchi di panico.
Il panico, ultimamente mi assale anche nei momenti di serenità, nei momenti in cui posso essere me stessa e spensierata, una paura irrazionale che mi toglie il fiato e che mi fa desiderare unicamente di sparire, di rifugiarmi in un posto sicuro e attendere che la bufera cessi.

Sono cambiate così tante cose lì fuori.
Ma la serra all'interno é rimasta la stessa.
Non sono cambiata neanche un po', i miei pensieri sono sempre solo e soltanto quelli di sempre.
Il fisico la segue, a tratti.
Non ho più toccato il 42.
Ho cominciato a tagliarmi di nuovo, ad invocare quasi come se pregassi di ritornare ad essere affamata senza avere fame, senza essere schiava dei miei bisogni, a tornare ad avere una libertà di scelta.
Mi sono rammollita, sono stanca per cose futili, non sono più padrona di me stessa.
Vorrei che tornasse la vera me e mi strappasse da questa orribile condizione e mi riportasse nel mio regno, sul mio trono, con la mia corona sulla testa, nel posto dove i bisogni sono sudditi e non re.
Ho sempre avuto una sensibilità silenziosa, ora invece é rumorosa, fastidiosa ma soprattutto molto pericolosa perché fa vedere le mie mancanze e debolezze a chiunque.

Tre mesi e  una Francesca ancora una volta diversa, nel senso negativo e sbagliato, ancora più debole sempre più vicina al baratro.
Ieri mi stavano investendo, non ho avuto paura, ho visto la scena come al rallentatore e ho pensato" ti prego investimi" solo il clacson mi ha riportato alla realtà: Io sulle strisce con la macchina a 10 centimetri dalle mie gambe.
Sono viva ma la luce si é spenta.

martedì 28 giugno 2016

You don't know me, at all


Sono le 10.30
Sono due ore che sono seduta al tavolo della cucina cercando di studiare per l'esame che avrò tra soli tre giorni.
Sono molto indietro e i pensieri non mi lasciano un attimo solo in pace.
Sono da sola a casa e non ho la minima voglia di mangiare.
In due giorni mi sono sentita dire che gli esami mi stanno facendo bene perché  le mie guance sono più paffute e mangio con gusto, ma soprattutto tanto.
Ed io mi sono scocciata.
Sono ingrassata va bene?
Ma evitate di sottolinearlo ogni due secondi perché è una cosa che non posso sopportare!
Ci sto già abbastanza male da sola.
Ringrazio che sia estate e che in questo modo possa evitare di mangiare pasta.
Maledico l'estate perché ho una tremenda voglia di tagliarmi e no, non posso.
Due giorni fa mi ha scritto una ragazza, un po' mi piace già, ed ho pensato che non la merito, che lei non mi voglia.
Troppo piena di problemi.
Appena finirà l'esame mi iscriverò a scuola guida e cercherò uno psicologo da cui andare, "ci sono cose da risolvere" come asserisce mia madre.
Ma prima di tutto vorrei che tutto questo fosse riconosciuto, vorrei poter dare un nome a questo dolore, non essere presa sottogamba, sottovalutata come una ragazzina che mangia poco solo perché è fissata con la dieta.
E sono anche tentata di non andarci, dallo psicologo.
Ho troppa paura dell'ennesima sconfitta.
Piango e intanto non studio.
Sento che sto fallendo.
La gente passa, mi guarda, ma non vede.

venerdì 24 giugno 2016

A mia sorella

Ti sento camminare avanti e indietro.
Entri in camera tua, esci per andare in lavanderia.
Il rumore dell'acqua che scorre mentre a mezzanotte passata lavi qualcosa per il grest brontolando, mi tiene compagnia mentre penso alla spensieratezza dei tuoi 16 anni, al  tuo corpo da scricciolo con l'energia di un uragano.
Non mi hai mai dato affetto, ma negli ultimi giorni mi stai accanto quasi in modo ossessivo, controlli che studi, che non vada a dormire troppo tardi, mi tocchi le spalle o mi dai un bacio in testa.
Fai la sorella maggiore, quella che dovrei essere io e ma che non sono mai stata  per motivi che non conosco.
Mi rinfacci spesso il fatto che , da piccole, mentre giocavamo, a metà di punto in bianco  mi alzavo e me ne andavo lasciandoti da sola con la scusa che sarei tornata. " un attimo"ma non tornavo mai.
Vorrei essere stata una sorella migliore, più presente e meno schiva, qualcosa di cui non ti saresti dovuta vergognare e con la quale poterti confidare, raccontare le tue cotte e i tuoi sbagli.
E invece no.
Vorrei sapessi apprezzarmi.
Perché io vorrei poterti parlare, vorrei poterti raccontare delle mie, di cotte, senza sentire la la vergogna e il disgusto che si annidano dietro ai tuoi occhi e nelle tue parole.
Sono lesbica e tu non lo accetti.
Mamma non lo accetta.
Io non lo accetto.
Papà forse, ma con lui non ne parlo mai, non so nemmeno se vorrei.
Ma fa male. E vorrei potertelo dire senza che mamma mi sminuisca etichettandomi come confusa perché giusto,dimenticavo!  Anche mamma sguazza nel pregiudizio dell'equazione bisessuale=confuso.
O senza non che ti importi di quello che penso.
Perché non sono tanto le parole o gli sguardi, ma il sapere di essere tua sorella e non sentirmi tale.
E poi, poi ci sono quelle parole di mamma, che sistematicamente dopo aver sdrammatizzato, e avermi fatto sperare di aver capito, di averlo accettato, prende il mio fragile involucro e sembra che lo scagli quasi con rabbia sul pavimento: " io credo che tu sia UNA bisex"
Apponendo quell'articolo che non capisco cosa voglia significare.
Io non sono bisex ma forse etichettarmi come tale perché non sono uno stereotipo con le gambe é più facile.
Ma ci avete mai pensato cosa significhi cercare di arrivare a una consapevolezza e essere continuamente contradetti subendo quasi un lavaggio del cervello?
Mi sento un animale allo zoo, dall'altra parte del recinto.

Il sei giugno sono stata vittima di omofobia e avrei voluto raccontartelo.
Il sei giugno ho visto E. e avrei voluto raccontartelo.
Avrei voluto raccontarti cosa io abbia provato, come mi sia sentita, dirti il perché delle mie lacrime e del mio silenzio nei giorni seguenti, senza dover inventare delle fottuttissime scuse e indossare l'ennesima maschera.
Avrei voluto raccontarti come mi sono sentita a Maggio quando ho visto A. in mutande, o quando il giorno stesso, mi ha sorriso uscendo dal bagno.
Di quanto fosse bella nella sua paranoia pre concerto , quanto trovassi bello il suo carattere nonostante la conoscessi da poche ore.
Avrei voluto raccontarti come sia stata la mia prima volta, o anche semplicemente il fatto che ci sia stata una prima volta.
E che é stato strano in tutti i sensi.


Ti ricordi due estati fa quando vedendomi sempre al telefono mi avessi chiesto chi fosse?
E che io mi inventai di avere un ragazzo?
Non ti mentivo, non del tutto.
Fidanzata, lo ero davvero, ma non te lo potevo dire.

Io non capisco questo tuo odio nei miei confronti, forse perché odiare non é qualcosa che mi appartiene.
Non dovrebbe appartenere neppure a te.
Mi chiedo se un giorno ne potremo parlare, e potrò raccontarti di me, senza odio, senza pregiudizio, accettandomi e sentendomi accettata.
Sei mia sorella, eppure, non ti capisco.

lunedì 20 giugno 2016

Attendendo


Una notte di luglio di due anni fa scrissi:
"Questa sera dormo con la finestra aperta, cosicché i mostri possano entrare e venirmi a mangiare"
Stasera sono di nuovo al buio, non sono le due di notte ma i pensieri sono gli stessi.
Vorrei soltanto scomparire.
Mi manca il fiato e non ne capisco il motivo.
Penso tanto, troppo ma non alle cose importanti come l'esame che avrò tra due giorni e di cui sembra non me ne interessi nulla.
Forse perché davvero non riesco ad interessarmene.
Vi giuro, ci ho provato ma proprio non ci riesco ad essere preoccupata.
Non riesco a studiare perché i pensieri sono sempre gli stessi, sono sempre in agguato.
Non riesco perché sono stanca di lottare e non ottenere mai nulla.

Stasera riflettevo sul fatto che era da un po' che non tornavo a rileggere il blog dall'inizio.
E mi sono stupita, quasi commossa davanti all'ingenuità che due anni fa dimostravo.
Leggo un commento
" vorrei averti fermato prima"
allora avevo risposto
" fermare cosa?"
Oggi che so, avrei voluto.
O forse no.
Sono confusa.


Leggo altri commenti:
" non mi stancherò mai di te"
Quanto amore in quelle parole, eppure nonostante le belle parole e promesse lei si é stancata di me e dei miei problemi.
Tutti scappano, dopotutto.
É tanto che non mi sento amata in quel modo.
Mi manca.

Fuori c'è silenzio, solo qualche macchina in lontananza, il treno che passa, poi, torna la quiete.
Stringo un po' di più il cuscino al petto.
Ho freddo.
La finestra é ancora aperta.
Attendo i mostri.






(Mi scuso per il post confuso e sconclusionato oltre al fatto di essere sparita.
Presto scriverò un post in cui racconterò tutto per bene ciò che è successo in questi due mesi di assenza)
Vi abbraccio

sabato 19 marzo 2016

Incostanze, mamma

16/03/2016 19.50

Tutto é così incostante.
La vita, il peso, gli amici per non parlare dell'umore.
Giorni frenetici che si susseguono uno dopo l'altro, mesi volati, l'esame che si avvicina.
Tanta ansia ma anche sollievo per l'avvicinarsi della fine di un percorso che appare tanto lungo che breve.
Anni difficili, pieni di scoperte, cadute,soprattutto cadute.
Ma anche di sorrisi, gite, canzoni cantate a squarciagola e partite a carte nel cuore della notte, aperitivi deliranti e serate alcoliche.
Abbracci e piccoli gesti che mi hanno fatto da paracadute che vorrei non perdere mai, ma é tutto così terribilmente incostante.
" la vita é una maschera" Pirandello aveva ragione, io però non la indosso, o meglio a furia di indossarla sono diventata io stessa una di queste.
Non ricordo più la me di prima, ma non lo faccio con nostalgia, credo, e neppure con una curiosità spinta.
Penso.
E basta.
Ieri é stata la giornata del fiocchetto lilla.
Si sono concretizzati pensieri che già da tempo avevo per la testa.
Io non voglio guarire e dico guarire testualmente perché finalmente ammetto di avere un disturbo alimentare.
E lo nego allo stesso tempo, inutilmente, lo sappiamo bene che anche questo fa parte del disturbo stesso.
Ma ne sono consapevole, insieme al fatto di volermi ridurre davvero malissimo per avere un controllo che non credo illusorio.
E non so se sia una cosa positiva, sinceramente.
Mi sento grassa. Tremendamente.
Il ciclo non aiuta, le preoccupazioni( unica costante di questi ultimi anni) non aiutano, la bilancia sputa sentenze.
Ho paura ancora una volta.
Ho paura di non riuscire a dimagrire
Di rimanere bloccata per sempre su questi 44 chili e il pensiero di Pasqua non aiuta, io non posso ingrassare più di così.

19/03/2016     17:26
Ho l'influenza o comunque non sto bene.
Mi fanno male gli occhi, lo sterno a furia di tossire e mi gocciola il naso.
Mia madre non mi caga( scusate il francesismo, avrei voglia di riempire questo post di un sacco di brutte parole)quando avrei solo bisogno di una coccola, di una semplice carezza.
Poi quando sono in gita e mi vengono le crisi di " mammite acuta" lei si ostina a ripetermi che mi vuole bene, che non mi devo sentire abbandonata e un altro mucchio di stronzate.
Ecco perché non riesco a superare questa mia paura.
Sono qua sto male sotto i suoi occhi e per lei é tutto normale
" tanto stai sempre male"
Ogni tanto penso a quando mamma non ci sarà più e inizio a piangere in modo inconsolabile, mi viene il panico.
So di apparire una mammona in questo modo, forse lo sono, ma io sono legatissima a lei, le voglio troppo bene, ho paura sin da ora a non riuscire a superare il suo funerale.
A sette anni e mezzo sono stata una settimana a Rimini con la società di atletica, ad accompagnarci erano due ragazze allora ventenni che ci lasciarono completamente a noi stesse e, mentre tutte le altre piangevano perché mancava loro casa, io non provavo assolutamente nulla ma semplicemente pensavo" cosa mi ha detto mamma" " cosa farebbe mamma in questa situazione"
Dopo quella vacanza inizia a stimare quanti anni avrebbe vissuto ancora mamma, quanti anni avrei avuto io al momento della sua scomparsa.
Inconsolabile, da ora in poi quando si trattava di stare fuori casa.

10 giorni a un campo del wwf in Toscana iniziai a digiunare dalla prima sera, al sesto giorno, per pietà, mi vennero a prendere.

10 giorni a un campo del wwf in Trentino, posto mozzafiato ma alloggiati in una catapecchia, inizia il mio digiuno i miei pianti, pregai Dio convinta che fosse stato merito suo se la prima volta mi fossero venuti a prendere, ma nulla da fare, dovetti aspettare fino al 10 giorno

Gita in terza superiore ad Assisi, non ricordo quanti giorni stemmo, stetti malissimo come sempre, stavolta forse addirittura di più, mollata il giorno prima di partire e completamente confusa sul mio orientamento sessuale.
Anche se credo che il mio disturbo alimentare abbia messo le radici alle medie, fu il ritorno da questa gita che ne sancì l'inizio definitivo.
3 chili in pochi giorni, credo non superassi le 300/400 calorie giornaliere per poi camminare sotto al sole\ stare sotto al sole ( e si sa che Assisi é piena di salite) e stare sveglia la notte per le crisi che puntualmente prima di cena si presentavano e spesso duravano fino a quando, stremata riuscivo a prendere sonno all'alba.

Gita a Vienna-Budapest in quarta superiore sulla quale scrissi un post qui su blogger, crisi come sempre appena prima di cena ma supportata stavolta da una mia compagna  che cercava di calmarmi con compresse di Valeriana.
Peso più basso raggiunto, ciclo quasi assente.

Gita in quinta superiore a Barcellona.
L'unica cosa che riesco a pensare é che devo approfittarne per dimagrire, e se proprio devo stare male, solo la seconda sera.
La prima no perché siamo appena arrivati.
La seconda perché i momenti di cedimento li hanno tutti.
La terza no perché il giorno dopo é l'ultima notte.
La quarta no perché é l'ultima notte e il giorno dopo, seppur a sera inoltrata saremo a casa.

Benché manchi un mese esatto( partiremo il 18) so già per filo e per segno cosa, quanto portarmi.
E tutta questa organizzazione ammetto mi spaventi, e non poco.
Non capisco se sto piangendo per l'essere ammalata e bisognosa di coccole,  o per l'essere piena di brutti pensieri e sensi di colpa per la merenda fatta tremando ( di freddo?, di paura?)
O per il pensiero assillante di Pasqua. Vi giuro non so dove aggrapparmi.
Avrei bisogno di un amico, una spalla sulla quale poter piangere e sfogare questa rabbia verso non so neppure cosa, questa rabbia verso mia madre che quando ho bisogno ( non le chiedo mai nulla) non mi considera, questo dolore al pensiero che un giorno i miei genitori non ci saranno più e la paura di non saperlo reggere e suicidarmi.
Ho tantissima paura. É un pensiero che ho costantemente
Mi sento così invisibile, dimenticata
E se da una parte gita= perdere peso dall'altra siamo sempre alle solite, ho paura di stare male e non avere nessuno( esattamente come sono ora e sono a casa).
O meglio, non avere MIA MADRE perché lei è l'unica che voglio in questi momenti, l' unica persona che, se mi considerasse, sarebbe capace di consolarmi, di farmi stare meglio.
Scrivo questo post piangendo sotto le coperte, non una persona che sia salita in camera a sincerarsi di come sto.
So cosa pensano" cosa vuoi che sia un raffreddamento e un po' di tosse"
Ma non é solamente" un raffreddamento e un po' di tosse"
Sono ansie, paure, notti non dormite per la tosse e troppi pensieri, troppe calorie, testa che scoppia e occhi che fanno male, un 43.8 che non mi ha reso felice e un 40 che spero mi renderà felice pur sapendo che non sarà così, l'avvicinarsi delle vacanze di Pasqua e tutta la paura correlata, il dover studiare anche durante le vacanze per un interrogazione il giorno che torniamo e per le verifiche che hanno fissato nei giorni restanti, il dover studiare per una verifica messa l'ultimo giorno prima di Pasqua e sentirsi in colpa per stare male e non riuscirci, la paura per l'esame e il rischio che corro a non essere ammessa sia per la  situazione a livello di valutazioni sia a livello mentale.

É inutile che ci giri intorno, il punto so benissimo quale é, ho bisogno che il mio dolore invece di essere sminuito con il solito" ti piangi addosso" ( vero, ma non sempre) venga riconosciuto una volta per tutte.
Ho bisogno di una stampella perché si, sono debole
(Sempre)

domenica 14 febbraio 2016

Brividi di stelle


Sabato:
Voci. Frasi in dialetto pronunciate a metà.
Insulti verso il televisore, piedi che sbattono a terra per ogni azione sbagliata.
Manate sul divano.
Qualche frase di incoraggiamento pronunciata a mezza voce.
Un " ecco" per un rigore che puntualmente non arriva.
Sospiri.

Sospiro.
Il sonno preme sulle palpebre, il corpo é scosso da tremori per un freddo che non é solo esterno.

Frasi di incoraggiamento.

Un messaggio su whatsapp, una notifica di facebook.
Il sonno torna a bussare.

Insulti verso il televisore.

La giornata di oggi é stata salata.
Lacrime e sale delle patatine.
É stata fredda ma con il sole.
Un raggio che timidamente ha tentato di insinuarsi nella stretta maglia di nuvole che ho indossato.
Un cappotto di cattivi pensieri.
Una sciarpa stretta troppo attorno al collo di sensi di colpa per un gelato troppo freddo ma troppo calorico.

Insulti verso il televisore.

Posso sentire ancora le tue parole papà.
Le tue occhiate di delusione mamma.
Tagli di una lametta di parole,
di vetri rotti di un bicchiere fatto di progetti infranti.
Sento l'aria che mi sfiora in questa  incertezza che mi si è aperta come una botola sotto i piedi.
Mi ero illusa di essere uscita da quelle acque sporche dell'aquario in cui una qualche entità superiore mi ha confinato.
Ma sono ancora qui, un pesce che non sa nuotare.

Gol all'87 esimo
Offese, urla, poi
silenzio.

Posso sentire il ticchettio del mio orologio, é ora di dormire.
Chiudi gli occhi.
Dimentica...
Spalanco gli occhi, di colpo.
Calcolo.Calcolo.Calcolo.
Ansia!
Quanto peserai domani?
Hai sgarrato!
Quanto desidererei che quando puliscono l'acquario avessi la forza di fare un ultimo balzo.
Senza che se accorgessero.
Che mi lasciassero agonizzate a terra.



" ti facevo più magra"
"dalle foto sembri quasi anoressica"
Pugnalate, una dopo l'altra.
In una specie di vortice insieme a sensi di colpa e vergogna che mi risucchia in ginocchio davanti al water.
Non ci riesco.
Mi sento una fallita.
La gola brucia, la voglia di cenare non c'è.
Mi chiamano, scendo.
Una macina(63), miele(40), tea(0).
Non riesco a smettere di pensarci é tutto troppo.
" con due chili in più stai meglio"
É la ciliegina sulla torta.
Ho passato mesi a convincermi che due chili non si vedessero e invece, evidentemente, si vedono.
Non posso fidarmi, devo fidarmi solo di me stessa.
Niente più pranzi fuori.






Domenica mattina:
Apro gli occhi, non capisco se ci sia vento o stia piovendo.
Il primo pensiero va a lei, la bilancia.
É s. Valentino, troppi brutti pensieri che tornano come un bumerang.
Ma che importa, rilancio il bumerang, sono single.
Faccio colazione, 200 grammi in più che pesano come macigni, mangio tanto, troppo, supero le 400.
Disegno, mi stordisco ascoltando musica, gente che urla tutto quello che tu non sei capace di dire.
Pranzi.
Superi le 500.
Torni a stordirti di musica, piangi e cerchi di resistere all'impulso di farti seriamente male.
Uscire é forse la scelta migliore, significa anche bruciare calorie, anche se sai che non puoi permetterti di cenare.
Quei 200 grammi domani mattina devono essere spariti .
Hai paura dell'abbuffata anche se hai mangiato fino a scoppiare, così alle 18 mangi una mela.
É quasi ora di cena.
Stai programmando di mangiare solo verdure.
Parti bene, due coccole Binduelle poi ti lasci andare.
Ed all'improvviso ti ritrovi con tutta l'anima incrinata di brividi di stelle.
Sensi di colpa che bruciano senza spegnersi.
Un buco nero senza pareti.
Vuoto e pieno che si confondono, ti buttano giù, sempre più giù.
E piangi ancora, al buio.
Da sola.
Ma in fondo lo hai voluto tu, é solo colpa tua e della completa mancanza di autocontrollo.
Ma domani é lunedì, sarai a scuola anche per uno stupido corso.
Sai cosa devi fare, lo hai fatto tante di quelle volte e in modo così impeccabile!
Vecchi pensieri che tornano, provi piacere.
Ti ci nutri, solo il tuo nettare, la tua bevanda divina.

Rumore di specchi rotti.
C'é sangue per terra.
Sembra che la vittima si chiamasse "buoni propositi e piani per il 2016"
Hanno preso il killer, si chiama Francesca.
Sei tu.

giovedì 21 gennaio 2016

Inetta

Ho un cuore di carta e un corpo di pietra.
Sopravvivo contando le linee bianche sul cemento calpestate dalle ruote dell'autobus, calpestate dai mie occhi.
Vivo in un acquario, sporco, torbido e pieno di pesci che mi riempiono la testa di inutili nozioni, mi bacchettano per il mio modo di essere.
I giorni si susseguono e le preoccupazioni aumentano insieme con i problemi.
Mi sento sempre più ingombrante, più larga, perché respiro?!
Mi hanno rinchiuso in un gong e si sono messi a percuoterlo senza pietà.
Ho un'insana voglia di rompere tutto, di rompere questo silenzio, di rompermi per non sentire più dolore.
Nascondermi da qualche parte e sanguinare fino ad annullarmi.
Freddo silenzio.
Iniettatemi vita direttamente in vena, felicità, assenza di problemi.
Sparate, torturate il carnefice che sta seduto sulla mia spalla e che mi sussurra oscenità all'orecchio. Io non ne sono capace, io credo di esserne follemente innamorata.
Ma io non me ne posso liberare! e non posso permettervi di fargli del male!
Uccidete, prendete me!
Tramortitemi con un colpo ben assestato.
Sono un inetta.




Scusate le sfogo, prometto che risponderò al più presto ai vostri commenti dei quali non so mai come ringraziarvi.

mercoledì 13 gennaio 2016

trance de vie


Prendiamo il tea in una elegante pasticceria del centro.
Il tuo é  nero.
Ci metti latte, limone e zucchero.
Il mio invece é aromatizzato con vaniglia e caramello.
Mentre aspettiamo che le bustine trasformino semplici particelle di idrogeno e ossigeno in tea, chiacchieriamo.
Parliamo, mi racconti di V.
Penso che di una così potrei innamorarmi follemente.
Sono infinitamente attratta da creature così fragili.
Il tea nella tazza mi fissa, rimandando un immagine del mio viso.
Sento che la tempesta sta per arrivare, bevo un sorso di tea, sa della sigaretta che ho appena finito di fumare, mi viene da piangere ma non ne so il motivo.
Mi proponi di andare a prendere un po' d'aria, cerchi di distrarmi dal pensiero della cena.
Quante volte mi avrai detto che devo smettermi di fare paranoie?
Che il riso non mi mangerà?
Non riesco a pensare a nient'altro.
Camminiamo verso la fermata, parliamo ma la mia testa é altrove.
Arriva ora di cena, mangio il riso, faccio il bis, poi mangio altre verdure.
Sparecchio la tavola, carico la lavastoviglie quasi sbattendo i piatti, le forchette  "scusa mi sono scappate" poi mi precipito in bagno, é tutto troppo facile.
La mia testa scoppia, gli occhi bruciano, lacrimano per lo sforzo, ma il mio stomaco é  finalmente vuoto.
Odio perdere il controllo in questo modo.
Mi chiudo in camera. A chiave.
Apro il mobiletto, e a quel punto capisco che non posso farmi del male.
Richiudo la scatola e mi metto a letto.
Mi sento una schifezza, e domani quel numero sarà ancora lo stesso.
Non voglio pensarci ma risulta impossibile.
Ma devo ripartire, due ore di ginnastica domattina, mi ucciderò per smaltire tutto quanto.
Poi latino\italiano in ogni caso mi aspetta un'interrogazione, ma come posso studiare?
Mi sembra di essere tornata allo scorso anno, l'ho quasi perso.
Ma quest'anno no, non posso.
Ma allo stesso tempo non riesco a controllarmi.
Mi sento così tremendamente male, sono stanca di mentire, senza una bussola, così sola, urlo ma non esce suono.
La notte mi sveglio piangendo, nel petto scoppia un dolore che non so come descrivere. Mi manca l'aria e non riesco a fare a meno di piangere e odiarmi per essere così dannatamente imperfetta e con dei limiti così grandi.
Sono in ansia per una sensazione che non so come definire.
E nessuno, nessuno può capire tutto questo.
La gente sottovalutata tutto, oppure ti da dell'esagerata, non ti crede ma ha ragione.
Come puoi tu stare male se sei così grassa?
E questo non fa altro che portarti sempre più giù, affondando in un abisso nero che non credevi potesse essere ancora più profondo di quello che avevi conosciuto.
É nuotare nel petrolio.
Senza aria, senza luce, da sola.