venerdì 13 novembre 2015

Cercasi sogni.

Ho guardato vecchie fotografie e mi sono rivista, rispecchiata e non riconosciuta.

Sono una delle ultime in fondo, avvolta nella sciarpa marroncina a righe ma questo é soltanto un dettaglio, mi si vede poco, la foto é stata scattata da lontano, dal basso, 23 persone in fila davanti all'entrata del museo in piazza ad Assisi( la stessa, che quando ho visto, mi ha fatto tornare indietro nel tempo quando vedevo ancora Don Matteo) appoggiati con il mento sul muretto in modo che si veda solo la faccia e un pezzetto di collo.


Ricordo quei giorni come se fossero ieri.
Riguardo me in quelle foto e posso leggere nei miei occhi tutto quanto.

Il giorno prima ero stata lasciata.
Il giorno prima mi ero abbuffata per la prima volta.

Quell'aprile quella gita, é stato l'inizio di tutto.
Maledetto aprile, maledetta me.
Il dolore, i pianti, il tagliarsi in bagno di nascosto, il sonno a qualsiasi ora, il freddo, il cibo rifiutato, le barrette da 98 calorie mangiate quando proprio mi sentivo svenire, le 350 calorie scarse giornaliere, la confusione per una identità che cercavo invano, le notti passate sveglia ad ascoltare i rumori della stanza vicina, le litigate da lontano con mia madre, le telefonate preoccupate dei professori, la nostalgia di casa,le confessioni fatte piangendo, Radioactive cantata sul pullman, a colazione, prima di andare a dormire, ogni secondo, i 3 chili persi, la preoccupazione sul volto di madre, la gioia nel vedere per la prima volta 43,2 sulla bilancia, la gioia di essere di nuovo a casa.


Oggi riguardando quelle foto piango.
Ripensando agli ultimi due anni mi rendo conto di essere stata forte e di aver sopportato troppo, di avere una rabbia dentro che non posso più tenermi...troppe cose non dette.
E mi chiedo come abbia fatto.
Oggi mi sento piccola e debole completamente incapace davanti al destino, completamente incapace di bastare a me stessa, di dominare me stessa.


Riguardo vecchie foto, riguardo quella vecchia foto.
L'anno scorso, io, in bagno con il vestito a fiori.
Come mi sentivo bene, controllata.
42 chili e una maschera di felicità dipinta in volto.


Vienna\ Budapest.
Altra gita.
Mi si blocca il ciclo ma non me ne rendo conto.
Torno a casa, ho raggiunto il mio peso più basso.
Litigo con mia madre, ingrasso, metto due chili, finisce la scuola malissimo, vado al mare, perdo un chilo, arriva la ragazza di intercultura me metto su due.
Tempo presente: 44 chili di pura infelicità.
46 lasciato alle spalle ma lo sento incombere come un avvoltoio che aspetta il cadavere ancora caldo, mi attende, attende la mia prossima abbuffata.
Voglio scappare, evadere da questo corpo.
Posso farcela, forse, ma non con questo corpo.


Ho finito di raccontarmi balle, é evidente che qualcosa in me non va.
Mi sento un ingranaggio difettoso, um giocattolo rotto.
Ma cosa diavolo é così dannatamente sbagliato in me?!

Ho un'amica, un tempo era quella che si definisce migliore amica, l'ho persa inevitabilmente benché frequentiamo la stessa scuola, la stessa classe.
Ogni volta che va in vacanza mi manda una cartolina, mi illudo che per lei valgo ancora qualcosa.
Ma non ne sono così certa.


Una volta un amico mi disse che " mi ero allontanata dal cerchio" ma chr loro( gli amici) erano ancora li.
Io non so come riallacciare i rapporti. Non sono mai stata brava.


É la solitudine o meglio il non sapere a chi chiedere concretamente un aiuto che mi distrugge.
Ho bisogno di qualcuno che ci sia per me, che mi dica che sono brava, che riconosca che sono buona in qualcosa e non il fallimento che mi sento continuamente.


Ho la continua sensazione addosso di come quando ti trovi ad ascoltare una canzone malinconica e triste in cui senti che ogni parola ti rispecchia fino in fondo.
Quella specie di dolore in cui quasi pensi di cullarti, seppellirti sotto le coperte e lasciarti andare alle emozioni.
Ma io non riesco a piangere.



A scuola va male accumulo brutti voti su brutti voti, mi sento trattata da deficiente.
Continuamente.
La verità è che odio che per colpa di questa dislessia io debba avere facilitazioni su facilitazioni.

Mi sento diversa ma non in senso buono.
Mi sembra di passare la vita a essere diversa, nel senso di sbagliata.
Io all'esame ci voglio arrivare ma non così.
Non con questa ansia.


All'università non so che fare. Eppure non vedo l'ora di uscire di qui.

Sarà davvero libertà?

Ho tanti sogni ma ci sono sempre ostacoli insormontabili in mezzo.
Forse non lo voglio davvero.

Forse sono solo uno di quei cartelli che si vedono in giro, vecchi, scrostati, dimenticati da tutti.
Un cartello che recita" cercasi sogni", sotto c'è il mio numero, ma il telefono non suona da anni.

mercoledì 4 novembre 2015

così proprio non va

Rieccomi qui:)

{Inizio scusandomi di non essere passata da nessuna di voi, ma credetemi, non sarei stata di nessun aiuto e avrei scritto pressoché la stessa cosa. E vi ringrazio calorosamente per i commenti che avete lasciato negli scorsi post [corro a rispondervi ]}

Vi ricordate che in uno degli ultimi post vi avevo detto che sarei dovuta andare dal dottore?
Guardandola dal punto di vista cicatrici é andata all grande, mia madre ( l'unica che sa) non è venuta, il fondotinta e enorme distrazione da parte del medico hanno fatto il resto.
Ma é stato un completo disastro dal tutti gli altri punti di vista.
Sono sempre più grassa ( e gli ultimi due giorni hanno contribuito ad aumentare ancora): Il verdetto sono stati 44 chili per il nanetto che sono.
Li per li ci sono rimasta malissimo ma il contraccolpo l'ho accusato davvero solo ieri e così é stata una fiera di brutti pensieri.
Stasera sto male, ho la nausea e non ne comprendo il motivo. E stavolta non c'entra l'ansia per la verifica di domani su Leopardi( che é un autore che mi piace molto e che mi sembra di aver capito abbastanza bene), forse ( brava Francesca raccontati un altra balla!) sto semplicemente male.




Sollevo gli occhi al cielo. Il soffitto é bianco ma non lo vedo.
Non sento nulla se non qualcosa che fa male, che fa male dentro.
Ripenso a quelle lacrime che per due volte ho riccacciato indietro, a quelle parole che pesano come macigni.
Salgo velocemente in camera e finalmente esplodo. Ecco il motivo di quel malditesta martellante, ecco il perché del mio sentirmi rotta.
Capisco all'improvviso che tutto dipende da quel 44 che non è un 42.
Delusione, rabbia, disprezzo per non essere riuscita, per aver fallito ancora una volta. Mi prometto che ci proverò ancora.
Ma stavolta non voglio essere la solita perdente, promettermi qualcosa e non raggiungerlo, e non RIUSCIRE a raggiungerlo.
Mi sento una perdente.
Mi ero ripromessa che avrei perso quei due chili prima di andare dal pediatra( continuo a trovarlo un po' stupido a 18 anni).



*Salgo sulla bilancia e prego che non veda i tagli che continui a pensare a sua figlia che continui a essere distratto a non ascoltarmi come appena 5 minuti prima quando gli tentavo di spiegare che tutto va a rotoli che l'ansia che a volte mi assale é ingestibile, penso a che l'ultima volta che sono salita su quella bilancia era estate e faceva caldissimo  che avevo un'altra collana al collo ma lo stesso anello al pollice che oggi sono in tuta  che l'anno scorso avevo un vestitino leggerissimo a fiori azzurro che l'ultima volta che sono salita su quella bilancia pesavo 41,5.
Il verdetto é inequivocabile.
Peso 44 chili, sono ufficialmente una vacca obesa.*




Sto male e non so perché, ho tanta stanchezza addosso, tanta insoddisfazione e non so che fare.
Sono troppo pigra? Non lo so e non lo capisco.
So solo che così io non ci voglio stare.
Mi porto dietro una pesantezza, una tristezza, che non capisco da dove venga, mi sembra che il mondo non sapendo a chi dare i carichi scomodi mi abbia scelto.
Ma non sono la persona giusta.
Sono stanca di essere me stessa?
Non capisco nulla.
Vorrei solamente qualcuno vicino che mi stringesse la mano e mi incoraggiasse a fare non so nemmeno cosa. Qualcosa, qualunque cosa pur di non sentirmi in questo modo.
Mi sento così inutile,sola.
Quando entro su whattsapp non uno che mi abbia cercato.
Potrei scrivere io, certo, ma cosa?
Le mie emozioni non riesco a esprimerle o meglio o le maschero o sono un fiume in piena e quindi un enorme peso che si lamenta.
Io non voglio essere un peso, ho potenzialmente una persona a cui potrei rivolgermi ma quando mi domando cosa potrei dirle ho il vuoto più assoluto.
E certamente non posso attaccare bottone da un momento all'altro così.
Non sto bene ma non saprei come definirlo a una persona esterna, alla fine fuori sono sempre uguale.

Io non so davvero cosa diamine fare.